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 la maledizione ci perseguita
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red
Utente Master


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Inserito il - 13/06/2011 : 09:17:48  Mostra Profilo Invia a red un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Povero il nostro paese.Sembra che su di esso ricada un'antica maledizione,la dannosa "testamen ripuddutantis",che complica ogni cosa,che impedisce che le cose si concludono in breve e senza dannose pause.Le conseguenze di tale maledizione sono visibili in quelle case scassate che ancora fanno bella mostra su al ponte o nella strada di terre nere che dopo un decennio e motivo di ringraziamenti vari ai potenti patrozzi catanesi,rimane steccato invalicabile per coloro che alla finaita hanno un pezzetto d'orto.
Poteva tale maledizione risparmiare la cosa che piu' conta e che vale per il nostro paese ,la festa di S.Anastasia?Certamente no!
Dopo che il romanzo a puntate delle trattative dei rioni,bene o male,si era concluso con un accordo che sembrava ormai spalangare le porte per la celebrazione della festa grande in modo normale e come i vecchi ce l'avevano tramandato da vari decenni,ecco che lo spettro della tipica maledizione indigena si rimanifesta.Molte volte essa si è manifestata sotto le spoglie di politici la cui durezza cirividdina ha frenato lo sviluppo amministrativo di questo disgraziato nostro paese,spesse volte in falsi sportivi che con le loro limitate capienze celebrali hanno affossato cio' che di buono si era conquistato nei tempi. Questa volta sembra che stia assumendo le sembianze pie e teologicamente corrette dei preti e delle loro corti di stagionati cherichetti che tuttauntratto riscoprono che è giunto il momento di far pesare la loro funzione di veri e soli difensori della vera fede dettando "incisi" che il volgare e ignorante popolino aveva trascurato in tanti anni in cui aveva celebrato la propria Patrona.Preti nuovi,festa nuova.Commissioni che ,a secondo delle persone che le compongono,ogni volta tentano di dare delle sterzate secondo le loro personali convinzioni,fisime o rivalse.
Povera S.Anastasia.
Si sforza tanto la nostra Santa per far da traino ,nelle occasioni in cui viene celebrata, per un avvicinamento a Cristo di un popolo spesse volte restio a frequentare le liturgie ufficiali o sale parocchiali spesse volte ribombanti di canti gregoriani,lezioni di catechismo abilitanti o di predicozzi moralmente corretti, e la chiesa,i suoi piu' ferventi paladini,invece di calarsi e di comprendere gli uomori e eventualmente far tesoro di come "parlare" a un popolo spesse volte sordo ai loro messaggi pulpitali,si pongono come controparte,come il nemico a cui si deve per forza dare conto,a cui si deve sottostare se il volgo ignorante e privo di quella devozione attestata dai libri del buon cristiano studiati in seminario o in qualche oasi verde sede di esercizi spirituali, pretente di onorare la propria Santa.
Caro Eminenza,caro Arcivescovo,Lei che puo',faccia in modo che il nostro paese ritorni ad essere sede piu' a lungo definitiva per i parroci che nomina per le nostre parrocchie.Non faccia che il nostro paese funga da tirocinio per novelli pastori che sperimentano sulle pecore a loro affidate ,le loro innovative e speranzose strategie.
Si rischia di trovarsi sempre un prete estraneo a quello che in effetti è il paese,riducendo quest'ultimo o le apirazioni di quest'ultimo a quelli di quei pochi che lo attorniano.
Per mettere mano alla festa di S.Anastasia a ragion veduta,occorre che il prete sia un mottese,non certamente di nascita,ma sicuramente che conosca complessivamente i suoi parrocchiani per capire se veramente quello che spesse volte viene condannata come semplice e atea usanza,non sia in effetti un metodo originale,mottese,per rivolgersi e pregare la propria Prottettrice.
Se si continua ad avere preti"Venuti da fuori e che restano fuori",si corre il rischio di parlare lingue diverse,incomprensibili fra di loro e che un colloquio fra gente che non si capisce risulti molto dannoso per la festa,per la chiesa,per la fede,per l'avvicinamento della nostra gente a Cristo.Quel Cristo che per avvicinare la gente alla parola di Dio non si limito' a insegnare sublimi preghiere come il Padre Nostro ma che si servi' anche di banghetti fatti di pane e pesce moltiplicato per far fronte anche alle semplici esigenze della gente che era disposta a seguirlo.
Il popolo non fa niente per niente .Sta ai preti valorizzare cio' che ,a suo modo,esso offre alla sua Santa senza farsi fuorviare da suggerimenti di gente spesse volte tanto arrogante nell'ostentare la propria purezza che spesse volte nasconde fallimenti non digeriti.
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